E' il 20 Marzo, il decimo giorno di questo periodo di restrizioni molto forti. Il covid-19 ci ha resi ancora più fisicamente distanti e ancora più virtualmente connessi. 
Le città sono vuote, le strade deserte. Musei, teatri, stadi, scuole, cinema chiusi. 
Il nostro spazio condiviso è vuoto, avvolto da un sentimento quasi nostalgico. 
Arriva piuttosto spontanea la connessione con il progetto fotografico "Lo spazio condiviso" di Massimo Siragusa: 50 fotografie e 40 luoghi di ritrovo differenti per genere, e sparsi in quasi ogni angolo della Penisola, per vari versi un ritratto dell’Italia stessa. Sembra un'anticipazione di almeno cinque anni della situazione attuale, una descrizione premonitrice sospesa, distante ed elegante.
“Ero curioso, e anche un po’ emozionato, il pomeriggio che ho cominciato questo lavoro sui circoli perché, fino a quel giorno, non ne avevo mai frequentato nessuno. Ho scoperto luoghi dove, dietro un’apparente immobilità, succede sempre qualcosa.
Spazi dove le storie di ognuno, la memoria e i valori condivisi si intrecciano, per divenire l’anima ed il cemento del posto.” - afferma il fotografo nel descrivere la sua ricerca. Tra le sue tappe il Circolo dei Pescatori di Acitrezza e lo Yacht Club di Genova, il Circolo di lettura di Parma e il Circolo del dopolavoro ferroviario di Siracusa. E poi circoli Arci, circoli di conversazione, associazioni di ispirazione cattolica, militare, sportiva.
La presenza umana non è esplicita e banale, ma implicita ed evocativa. Negli scatti non ci sono persone, non c'è la descrizione della vita associativa, piuttosto si legge la sua traccia, l'interconnessione di storie di cui si impregna l'anima del luogo che le ospita.

E nell'attesa di poter il prima possibile riempire le nostre piazze, strade, scuole, spiagge... i nostri locali, teatri, cinema, ristoranti... vi lascio alla visione di alcuni scatti, selezionati dal progetto, che esaltano la dignità del luogo, quale avamposto di emozioni.
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